n. 43 – Percorso ai Castelli di Jesi

VISITE GUIDATE AI CASTELLI DI JESI

Intorno al 1130 la città di Jesi, dotandosi di propri statuti, assurse ad una compiuta dignità comunale pronta ad esercitare la sua egemonia nella storica valle del fiume Esino. In particolare, dopo aver dato i natali a Federico II di Svevia e per questo essere stata dichiarata “città regia”- Jesi – con il rafforzamento della sua possente cinta urbica sul tracciato di quella antica romana e la costruzione, nel 1303,  del Vallato – un canale che deviando le acque dell’Esino garanti un’ulteriore difesa alla città e nello stesso tempo il “motore” per le sue industrie agricole ed artigianali –  divenne di fatto dominante su tutta la Vallesina.

Lo sviluppo della sua potenza in maniera quasi centrifuga comportò la sottomissione dei numerosi castelli sorti sulle fertilissime sponde del fiume Esino. Tale sottomissione era sancita e formalizzata ogni anno grazie al celebre “Palio dei Castelli” . La cerimonia, coincidente con le feste patronali di San Floriano, prevedeva l’obbligo da parte di ogni castello di presentare un proprio stendardo di seta e di varie cromie di fronte all’antica chiesa del santo, sostenuto su di un’asta da un uomo a cavallo. L’obbligo di presentare lo stendardo da parte di ciascun castello era così stringente che chi non vi avesse ottemperato-sancendo cosi la sua sudditanza alla città di Jesi-  si sarebbe visto immediatamente assalito dall’esercito della Respublica Easina in quanto ribelle al suo dominio. Cosa in cui per poco non incorse il castello di Staffolo che in una circostanza presentò uno stendardo non adeguato (nero) rischiando gravi sanzioni . Il Palio dei Castelli di Jesi si protrasse in senso storico fino al 1797. Con l’arrivo dei francesi del Bonaparte che ruppero l’antico ordine feudale e con esso una delle più antiche tradizioni jesine e marchigiane, per quanto poi perpetuate dal folklore, il “Palio dei Castelli” perse il suo antichissimo significato 

Oggi i castelli di Jesi sono per la maggior parte comuni autonomi che conservano però integro il loro fascino architettonico, storico ed artistico . Spesso ancora cinti dalle antiche mura o contraddistinti dalle alte torri – leggibili nel pur mutato panorama urbano – ciascuno è ancora dotato di un suo particolare elemento distintivo, delle proprie singolari architetture ed opere d’arte,  sebbene rechino ormai tutti  una comune denominazione di origine celebre in Italia e nel mondo: quella del Verdicchio. “L’oro bianco” prodotto da secoli nei Castelli di Jesi è infatti oggi divenuto il “phil rouge” capace di collegare la visita agli antichi centri – ciascuno dei quali ha una sua immancabile casa o cantina produttrice di questo celebre DOC delle Marche-. In effetti proprio il Verdicchio –nelle sue diverse produzioni ed etichette- costituisce oggi una delle irresistibili ragioni di visita a questi antichi centri.

Gli antichi Castelli di Jesi nei quali è oggi possibile, su richiesta, organizzare delle visite guidate con la Cum Duco, sono:

La visita a questi ultimi, ovviamente non riducibile ad una sola giornata, impone purtroppo una selezione.

Giudicandoli in ogni caso tutti egualmente belli ed affascinanti , dal momento che ciascuno in modo diverso conserva delle sue peculiarità, si lascia alla discrezione del cliente, in sede di formulazione del percorso di visita guidata con la Cum Duco, la scelta di quelli che si preferirà inserire nel programma di visita guidata.

Il Verdicchio non è tuttavia l’unico Doc marchigiano che si posa incontrare nella Vallesina, Attraverso piccole deviazioni si può giungere alle aree di produzione del Verdicchio di Matelica e della Lacrima di Morro d’Alba . La degustazione all’interno di alcune di queste cantine può essere motivo, su richiesta, di deviazione da alcuni dei percorsi variamente formulati nel nostro sito. 

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